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lunedì 11 aprile 2011

SONDAGGIO HARD

Chi consideri il più grande playboy della letteratura?

Don Giovanni o Casanova?



Il via alla grande sfida! Votate anche voi cliccando sull'opzione che preferite a destra >

Per chi non conoscesse nessuno dei due o non avesse voglia di pensarci è possibile anche la terza opzione: Rocco Siffredi.

giovedì 31 marzo 2011

STURM, DRANG AND ROCK N' ROLL

Jena, 18 aprile 1821
ore 17:02

MESSAGGERA  Scusate, cercavo un certo Friedrich…
F. SCHLEGEL, F. SCHLEIERMACHER, F. SCHELLING, F. VON HARDENBERG, F. HEGEL  Sì, eccomi.
MESSAGGERA  Mah, guardate… non saprei proprio… qua c’è scritto “per Friedrich”. Vi chiamate tutti Friedrich?
CORO DI FRIEDRICH  Certo.
F. VON HARDENBERG (NOVALIS)  Beh dai, mi faccia vedere qua. Una lettera? È di un certo Wurstel.
F. SCHLEGEL  Orsù, leggicela!

NOVALIS (legge)

Caro Friedrich,
non puoi sapere quanto il tuo nome vada di moda tra i letterati tedeschi! Friedrich! Se non ti piace come nome, ma vuoi che tuo figlio diventi comunque un filosofo, al massimo lo chiami Friedrich di secondo nome! Friedrich! Ma come sono giunto a questa osservazione? Immagino che non ti interessi, per questo alla lettera ho allegato un sudoku con cui tu possa trascorrere più piacevolmente il tempo. In ogni caso, io te lo spiego lo stesso. Tutto è iniziato tre anni fa, quando ho assistito ad una delle prime rappresentazioni de Die Räuber (I masnadieri) di Schiller. Al termine dello spettacolo mi sono recato dall’autore per complimentarmi con lui e, una volta tornato a casa, osservando l’autografo che mi fece sotto l’ombelico (non mi sono ancora lavato!), notai divertito che aveva firmato col nome di “Friedrich”! La sera stessa, uscito da teatro, avevo deciso di andare a mangiarmi un brezel al chioschetto lì di fronte. Non puoi immaginare la mia sorpresa quando scoprii che il chioschetto si chiamava “Da Friedrich”! Preso dalla foga del momento e pervaso da questi forti sentimenti incontrollabili, sono fuggito nei boschi, per amplificare le mie emozioni nella natura. Fui fermato dai cani della DIGOS e arrestato per assunzione di panteismo romantico, Sturm und Drang, e altri stupefacenti. Trascorsi il resto della notte in questura.
La mattina seguente decisi di recarmi da Slotte, l’adorabile ragazza di cui sono perdutamente innamorato, e che mi chiama sempre sbadatamente Ursulo -che strana coincidenza! È lo stesso nome di quel giovine e simpatico garzone che la notte scorsa ho trovato nascosto nel suo armadio! E s’era anche dimenticato d’indossare i suoi indumenti, quello sciocco! Noi giovani sì che abbiamo la testa tra le nuvole, non trovi amico mio?-. Una volta giunto da Slotte, la trovai in giardino a carezzare il muso del suo docile destriero Bucefalo. Non so spiegare bene cosa mi accadde, ma fui preso da un impeto di gelosia, e fuggii lontano nei boschi, dove incontrai una dolcissima fanciulla con un caratteristico cappuccio rosso sul capo. Vedendola in compagnia di un tipo vestito di nero con un passamontagna sul volto, smisi di preoccuparmi,e continuai sulla mia strada. Come avrei potuto avere il cuore in pace vedendola tutta sola in un bosco pieno di pericoli e insidie?! Giunto sulla vetta della montagna più alta allargai le braccia, abbracciando il vento che mi soffiava sulle gote. Fu allora che capii: era venuto il momento di finirla. Mi sarei gettato giù dal dirupo e fine. Mai più Slotte, mai più i miei libri letti sotto i raggi di un sole domenicale, mai più il mio amico Wolfgang e le cavalcate sul suo puledro Volkswagen, mai più Oktoberfeste, mai più dialoghi filosofici con la finta salma del giovane Werther comprata su ebay a prezzo speciale, mai più conversazioni nei salotti più chic della Germania, mai più cucine Ikea. Fu allora che mi ricordai di aver lasciato il gas acceso e decisi di rimandare la mia morte. Magari se mi uccidendomi in Agosto potrei  essere assunto in cielo e diventare una costellazione. Per ogni stella caduta dalla mia costellazione, tu potrai esprimere un desiderio, Friedrich. No, vedermi correre cosparso di burro per la Kurfurstendam non è un desiderio plausibile.
Giunge quindi il momento di un epilogo. Che dire? Slotte non vuole più vedermi, dopo che mi ha sorpreso nel retro-stalla a minacciare Bucefalo con una forchetta da picnic. Cosa sarà ora del resto della mia vita? Beh, non preoccuparti, ti lascio al tuo sudoku. Con affetto e Sehnsucht,
il tuo Wurstel 

"ASMA" di Elio Volterrone

Riportiamo qui la penultima opera di Volterrone, “Asma”, ritenuta il suo testamento spirituale.

ASMA
Un tizio sta in piedi al centro del palco con un cesto di uova in mano. Deve sorridere durante l’intera rappresentazione. Ogni 3 minuti deve prendere un uovo e gettarselo sui piedi, per poi gridare “Barbra Streisand”. Deve ripetere questo gesto ogni 3 minuti, senza sforare assolutamente. Se sfora, tutto va in mona. Dopo 6 minuti, al secondo uovo caduto, deve entrare un carrello con una lavatrice sopra. Si deve sentire una registrazione di un respiro profondo di sottofondo, qualche colpo di tosse, e il suono del dentifricio sullo spazzolino. Quando finisce il suono, i tecnici delle luci lancino pure dei babbuini inferociti sugli spettatori.
FINE.

L'assurdo teatro dell'assurdo di Elio Volterrone

Elio Volterrone, massimo (e unico) esponente del teatro dell’assurdo molisano, nacque a Isernia nel 1923 da una famiglia di produttori di formaggi sottaceto. Suo padre voleva che Elio continuasse l’attività di famiglia e lo iscrisse alla facoltà di enologia di Campobasso, per poi scoprire che a enologia erano i vini ad essere studiati, non i formaggi, che la facoltà di enologia non esisteva nemmeno e che suo i dieci anni di suo figlio non soddisfacevano i requisiti d’accesso. Questa serie di conclusioni gli fece capire di non accettare consigli dagli sconosciuti, in particolare da quelli nudi che spuntano dalle cabine telefoniche gridando parole strane come “bunga bunga”, “rivoluzione” e, soprattutto, “enologia”.
Preso dallo sconforto il padre annegò la depressione nei bicchieri del bar “Tondo” (citato anche nell’opera di Volterrone “Il mio nome è Legenda. Con una L”). Qualche anno dopo scoprirono che in realtà il padre aveva sperperato il patrimonio familiare nelle scommesse alle corse delle capre, e non nell’alcool. Infatti egli beveva acqua di rubinetto al bar e poi, tornato a casa, si fingeva ubriaco, ritenendo l’alcolismo uno scialacquamento più dignitoso.
Questa verità sconvolse tanto Elio da portarlo a comporre l’opera: “Mio nonno era Calvo. Ora si chiama Marcello”. Una sera del dicembre 1946 il padre lo accusò  del furto di una caciotta. Elio si difese accusando Rufus, il pastore bergamasco di famiglia, ma il padre, ancora più adirato, gli intentò contro un processo. Elio fuggì in lacrime dall’aula del tribunale dopo che Rufus dichiarò che il miglior amico dell’uomo non fosse in realtà il cane, ma l’avvocato. (Qualche giorno dopo per questa dichiarazione fu eletto Ministro delle Pari opportunità, ndr).
Dunque Volterrone fuggì a Parigi dove conobbe Samuel Beckett a sua insaputa (insaputa di Beckett, s’intende). Preso divenne suo allievo, anche se in realtà Beckett non seppe mai nemmeno questo, poichè Elio apprese da lui ogni cosa nascondendosi per mesi nella cassetta della posta del drammaturgo. In una celebre intervista del 1990 Beckett dichiarò “Volter...chi?”. Successivamente si scoprì che il giornalista che lo aveva intervistato non era altro che Rufus stesso. Un particolare curioso è che, oltre a questa dichiarazione, Beckett non ne rilasciò altre dopo il suo stesso funerale tenutosi nel 1989.
Nel 1950 Volterrone tornò in Molise e nel Teatro dell’Asilo “Azzurro” di Isernia fu rappresentata per la prima volta la sua opera principe “Aspettando il 61”.
Dopo il successo di quest’opera, in un’intervista tenuta a una fermata dell’autobus commentò: “No. Il 61 non è ancora arrivato”.
La frase profetica lasciò la critica a bocca aperta quando, nel 1961 Beckett, giocando con una matita HB si ferì ad un occhio e andò all’ospedale. Nonostante l’insistenza di Volterrone nel dichiarare che il 61 fosse semplicemente l’autobus che aspettava, la critica decise che l’interpretazione migliore fosse quella intorno alla lesione della retina di Beckett.
Volterrone, prima di morire nel 1992, compose due opere: “Asma” e “Re Rufus”. Quest’ultima fu accusata di plagio da un greco di nome Kulos Kuadros, che vantava una discendenza da Aristofane, di cui possedeva i diritti d’autore. “Re Rufus”, che narrava il processo intentato ad un cane per un pezzo di formaggio, ritenuto troppo simile a “Le Vespe” di Aristofane, fu quindi censurato. Il dolore che questo evento provocò in Volterrone lo portò alla morte immediata, nel ’92 appunto. Sul letto di morte dichiarò “Il 61 non è ancora arrivato”. Tre ore dopo la sua morte l’autobus 61 arrivò con trent’anni di ritardo per “un guasto al motore”.

lunedì 21 febbraio 2011

Astrofolo il filosofo- ONTOLOGIA e Teoria del pozzo

L’ontologia astrofolea ebbe luogo, come detto prima, dopo l’evento del pozzo. Astrofolo si rese conto che il secchio vuoto, scendendo nel pozzo, torna su pieno. Di fronte a questo fenomeno, il filosofo iniziò a interrogarsi. Inizialmente nel periodo giovanile (il periodo giovanile spesso non è distinto da quello senile; nonostante ciò lasciamo che siate voi da soli a capire il perché) cerca una soluzione fisica a questo fenomeno. In questa prima ipotesi gli atomi dell’acqua seguirebbero lo stesso percorso fisico compiuto dai camaleonti afgani durante un attacco epilettico. Secondo questa ipotesi, dunque, il movimento degli atomi acquatici sarebbe casuale. Questi proverrebbero dall’atmosfera che ci circonda, che Astrofolo decide di denominare Clotilde. Clotilde è piena di atomi, e da essi è composta. Gli atomi si incontrano accidentalmente, e questi fortuiti incroci sono spesso seguiti da espressioni come: “Mi scusi, non l’avevo vista”, oppure “Guarda dove vai, idiota”. In ogni caso gli atomi sono molto più sbrigativi degli esseri umani e, partendo da presupposti così banali come dei semplici incidenti, si accoppiano. Da alcune di queste coppie nascono accidentalmente (probabilmente per l’uso di preservativi bucati) atomi come quelli dell’acqua.
Così, tirando su il secchio –che secondo Astrofolo era intriso del testosterone che lui stesso emanava di continuo- vi trovava l’acqua, poiché in esso erano avvenute talmente tante orge combinate (il testosterone Astrofoleo, che lui denominerà Luigi, è la maggiore spinta erotica per gli atomi) da rendere possibile la “combinazione acqua” tante volte da riempire il secchio.

lunedì 27 dicembre 2010

Nietzsche (Nonciclopedia)

Friedrich Wilhelm Nietzsche, meglio noto al pubblico a casa come Nice, (Jägermeister, 5 ottobre 1844Gotham City, 8 bre 1900, comunque dopo Dio), è stato uno scrittore e predicatore germano. Secondo alcuni addirittura un "filosofo", ma sarebbe come considerare Bigazzi un grande chef.
Il suo complesso pensiero, originale quanto le tagliatelle all'uovo, era destinato a diventare una delle colonne portanti della filosofia occidentale, influenzando ogni futura ideologia, dal neorealismo alla cucina molecolare di Ferran Adrià. Per apprezzare la filosofia di Nietzsche, occorre aver ben chiare le basi del suo pensiero:
  • La storia è ciclica, pertanto si ripete sempre
  • Dio esisteva, però poi è morto (ai bovdi delle stvade, nelle auto pvese a vate...)
  • La storia è ciclica, pertanto si ripete sempre
  • Inventare aforismi è più divertente che scrivere libri di senso compiuto
  • La storia è ciclica, pertanto si ripete sempre
Coerente a se stesso, Friedrich Nietzsche fu anche filologo, filobus, Filippo e poeta dilettante (vale ricordare "Poesia alla mia mamma" e "Il fiore dell'amore sul cuore del motore" in rima baciata), anche se i critici, calunniatori bastardi, sembrano non apprezzare molto le sue opere.

lunedì 20 dicembre 2010

Astrofolo il filosofo- Biografia

Qui, per la prima volta nella storia, verrà esposta la dottrina di un filosofo ellenistico fino ad ora sempre censurato dalla critica, anche odierna. Ci serviremo della potenza del web per renderlo noto al mondo intero e promulgare la sua conoscenza anche all’esterno. Stiamo parlando di Astrofolo da Micene.

Astrfolo mentre si pettina

Astrofolo nacque a Micene da famiglia aristocratica, e da questa non si spostò mai, se non una mattina quando sua madre malata, lo mandò a prendere l’acqua al pozzo al posto suo.  Astrofolo ci narra emozionato di quest’esperienza, e ritroviamo diversi riferimenti simili al platonico mito della grotta, anche se un po’ grotteschi. Fu proprio questo viaggio (gli studiosi hanno calcolato in base agli scritti che constasse di almeno 100 metri) a portarlo sulla strada della filosofia. Infatti, giungendo al pozzo si accorse che, inserendo il secchio vuoto, al ritorno esso risultava pieno. Questo fenomeno sconcertò il filosofo, all’epoca ancora ragazzetto, che fu portato ad elaborare la sua teoria ontologica, detta appunto “teoria del pozzo”.  
I seguenti giorni della sua vita li trascorse rinchiuso in casa a scrivere la sua unica opera composta in versi, il DYURETICON, composta da 32 libri, di cui 13 sono in bianco. Muore in strane circostanze all’età di 50 anni circa, privo di vita sociale. Lo storico Rilottogèmo sostiene che le sue ultime parole siano state: “Date una banana ad Asclepio”. Ma nessuno era presente, quindi nessuno lo sentì.

mercoledì 15 dicembre 2010

Nascondino da scienziati

Archimede, Newton e Pascal giocano a nascondino. Archimede conta, Pascal si nasconde e Newton subito dietro Archimede disegna sul pavimento un quadrato di un metro per un metro e si mette all'interno dello stesso. Archimede finisce di contare, si gira e lo vede subito.- Tana per Newton!- No, è Newton su metro quadrato, perciò è Pascal.

venerdì 10 dicembre 2010

L'ultima visita sul nostro blog...


...perchè c'è chi il vizietto non se lo toglie mai!


(La risposta esatta era la D)

giovedì 2 dicembre 2010

Tèsare - Biografia (Parte I)

 
T
 
ullio Gneo Sticazzi Tèsare
nacque nel 2 d.C. a Sona, nel nordest italico, grande centro di scambi interculturali in particolare tra la famiglia Bianchi e la famiglia Rossi, che abitavano a ben tre isolati di distanza (ringraziamo la famiglia Bianchi per averci offerto una lauta somma al fine di anteporre il loro nome a quello dei signori Rossi, che vengono sempre citati per primi come esempi). La sua carriera fu sfolgorante. A soli 12 anni si era già candidato come console, ma fu scalzato dall’eterno rivale Sempronio Poppeo, che all’epoca aveva 17 anni, anch’egli abilissimo oratore e politico. Al suo quattordicesimo compleanno gli fu affidato un esercito per partecipare alla campagna in Sahara, dove si distinse facendo prigioniero un beduino, ovvero l’unica anima viva incontrata durante la campagna dall’esercito. Successivamente si scoprì che il beduino era in realtà suo cugino travestito, il quale li aveva seguiti per tutto il viaggio. Alcuni sospettano che fosse stato pagato da Tèsare stesso in natura morta, ovvero donandogli un cesto di fichi e altra frutta assortita.

I nostri sponsor - Dado di brodo nero "Sparta"

SPARTA


Dadi di brodo nero "Sparta", per veri spartani

"Questa sera ceneremo nell'Ade. Con il brodo nero "Sparta", ovviamente."
Leonida

Sparta. Il tuo segreto in cucina.

lunedì 29 novembre 2010

I sillogismi di Logòfiko - Socrate e le donne

Premessa maggiore: Socrate ha più donne di quanto tu possa pensare.
Premessa minore: Socrate dice di avere più donne di quanto lui stesso possa pensare.
Premessa maggioreuguale: Socrate dicendo questo pensa alle donne che avrebbe avuto se non ci avesse pensato. 
Conclusione: Socrate è scapolo.
Logòfiko


venerdì 26 novembre 2010

I sillogismi di Logòfiko - Socrate e la birra

"Socrate stacca la spina a Meleto. Socrate beve la birra alla spina. Socrate è sbronzo."
Logòfiko


venerdì 19 novembre 2010

Dialogo filosofico su un cumulo di letame

KULOS  Oh maestro, perchè ci troviamo qui a filosofeggiare invece di andare a lavorare? Non pensi che in questo modo potremmo renderci più utili alla società che ci circonda? Magari arando i campi o recandoci, per una buona volta, nell'agorà a partecipare all'assemblea!

ASTROFOLO  No, figliuolo. Queste sono cose da pezzenti. Faresti meglio a stare zitto e a continuare a spalare quel letame, se no facciamo notte.

KULOS  Ma maestro sommo, io vedo tutti i miei coetanei affaccendarsi nella vita politica, o studiare retorica, o correre nudi nell'agorà cosparsi di burro, o darsi da fare in qualche altro modo per il bene comune. Io, sinceramente, non mi sento molto d'utilità per la polis, spazzando via gli escrementi dei suoi buoi. Senza offesa per i buoi, ovviamente.

CORO DI BUOI  Nessuna offesa, fratello

ASTROFOLO  Kulos, sai perché noi facciamo filosofia, vero?

KULOS  A dire il vero ogni volta che gliel'ho chiesto lei mi ha detto che era impegnato in letture determinanti per il suo alto pensiero...

ASTROFOLO  Credi forse che ti abbia mentito in tali occasioni, discepolo insolente?

KULOS  Credo solo che -se i miei occhi non m'ingannano- le letture consistevano in PlayAnèr, con Elena di Troia in prima pagina senza veli, e il calendario Medea Tutti i mesi in regalo.

ASTROFOLO  I tuoi occhi t'ingannano. Perché voi giovani confidate sempre nell'esperienza sensibile?

KULOS  Perché, insomma, se novembre mozzava il fiato, non so se ha visto la pagina di luglio!

ASTROFOLO  Sbaglio o hai interrotto il tuo lavoro?

KULOS  Mi scusi maestro...

ASTROFOLO  E poi lo sanno tutti che la pagina migliore la riservano per agosto...



Prossimamente la biografia e la corrente filosofica di Astrofolo!

D'Annunzio VS Dante


"Ho scritto venti drammi e in verità mi tedia chi mi sovrasta con una commedia!"

Eugenio Colmo (1914)

mercoledì 17 novembre 2010

martedì 16 novembre 2010

Daily Agorà (Gossip) - Elena fugge!


ELENA FUGGE DA SPARTA A TROIA. MENELAO: "O LA GNOCCA O LA GUERRA"

TROIA. È accaduto ieri, alle sei del mattino: Elena, first lady di Sparta, è fuggita col principe di Troia, Paride. La notizia è giunta ieri alla stampa ellenica dal principe dei Lacedemoni, Menelao che, infuriato, dichiara: <<Lo scontro sarà inevitabile. Non è una scelta che Paride può ancora fare del tipo "o la gnocca, o la guerra". Priamo dovrà arrendersi alla situazione. È una questione d'onore>>.
Su tale questione si esprime anche il sofista Gorgia, che appare scettico: <<Ragazzi, calmi, è tutto solo frutto della persuasione del linguaggio>>. Ancor più sconvolgenti le dichiarazioni del tragediografo Euripide, che sorprende con la sua tesi: <<È inutile che vi diate tanto da fare, tanto Elena in realtà è in qualche spiaggia sul Mar Rosso a bersi un mohito, alla facciaccia vostra>>, sostiene con fare spavaldo, sorseggiando con una cannuccia la sua Panta.
Per ora Troia non si esprime, eccetto Cassandra, che ha cianciato qualcosa riguardo ad un cavallo di legno ma non gliene frega niente a nessuno.
Sarà guerra tra Achei e Troiani? Chi lo sa, per ora il poeta Omero afferma: <<È solo gossip, non se ne caverà fuori nulla, altro che epos>>.


domenica 14 novembre 2010

I sillogismi di Logòfiko - L'ancora di Socrate

"Socrate si cala ancora le mutande. I marinai calano l’ancora. I marinai calano le mutande a Socrate."
Logòfiko*

*Logòfiko sarebbe un personaggio per noi completamente sconosciuto e irrilevante, se non fosse per i suoi sillogismi, unica traccia che abbiamo di lui. Come esempio per l'uomo lui usa sempre Socrate, anche se gli studiosi si stanno ancora chiedendo il motivo. Pare che Socrate fosse l'unico uomo con cui Logòfiko il sillogista fosse mai venuto a contatto in tutta la vita.

venerdì 12 novembre 2010

Kariddo, poesia tra censura e bovini

Kariddo, nato a Megara, fu considerato un poeta maledetto dai contemporanei e dai posteri (alcuni sostengono anche dagli avi). Questo per la sua peculiarità di opporsi a priori alla società e a qualsiasi soggetto politico, insultandolo veementemente e senza scrupoli.

Non possiamo tuttavia definire una posizione politica per Kariddo, poiché le sue invettive sono dirette a chiunque, senza distinzione alcuna. Gli studiosi suppongono che egli fosse affetto da un'ira perenne, probabilmente dovuta alla morte precoce del suo doberman, di nome Fruttolos, unica fonte della sua gioia, in particolare quando azzannava le vecchiette con le borse della spesa. Morto il quattro-zampe, infatti, egli attraversò una fase cupa che lo portò alla morte per soffocamento, a causa della foresta di arbre magique che installò nel suo bagno per consolarsi. Tra i soggetti più attaccati troviamo Zoccolèmo, democratico iperacclamato dalle folle che diede il via alla colonizzazione megarese della Tanzania. Fu proprio lui, stanco delle critiche del poeta e dei suoi balletti notturni in centro città seguiti da urla e spargimenti di unguenti, ad attribuirli il nome di poeta maledetto. A dire il vero, nonostante il presupposto fosse diverso, Kariddo si vantò spesso di questa definizione, e guadagnò parecchie ricchezze raccontando in giro che "maledetto" connotasse i suoi poteri illimitati. La paura suscitata nel popolo impedì a Zoccolèmo di ostracizzarlo.
Kariddo subì diverse censure anche in età Medievale, ma, nonostante questo, del poeta ci è pervenuta l'opera "magna" quasi intera: la Fanculo Zoccolèmo, che consta di 34 componimenti. Segretamente infatti fu molto apprezzato in epoca medievale, e  i suoi fan, adeguatisi al giogo delle censure, recitavano i suoi componimenti in speciali occasioni festive, i Mugginali, così chiamate perché ad ogni parola censurata si sostituiva un sonoro muggito.

Ecco dunque la prima poesia, intitolata Zoccolèmo figlio di ************ caverna, come ci è pervenuta da un manoscritto del 1100 d.C.

Zoccolèmo figlio di ************ caverna

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****** cavolfiore *****
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*****!

Le lettere di Pamella - 10 novembre

Madre carissima,
ciò che mi ha spinto a scriverti ancor prima di ricevere una tua risposta, è un fatto di un’urgenza inimmaginabile. Oggi il signor Stylor si trovava in bagno, come di consueto, alle ore 15 e 32 (lui, sai, è un uomo preciso e rigoroso nei confronti del tempo) quando mi avvisò che la carta igienica era esaurita. Di fronte a tale dilemma io ho deciso di fare riferimento a te, nella speranza di un tuo saggio consiglio. So bene che i cavalli che portano le nostre missive non sono più veloci del vento, ma il sole sta per tramontare ormai, e il signor Stylor è ancora in bagno che attende poiché, nell’agitazione, l’ho chiuso a chiave. Aspetto una tua celere risposta.
Tua Pamella

martedì 9 novembre 2010

Le lettere di Pamella - 9 novembre

Cara madre,
ti scrivo, come tu potrai bene immaginare, dalla casa del signor Stylor, ove tu mi mandasti per ricoprire le mansioni di domestica. La casa è molto graziosa, e anche il giardino mi aggrada molto, in particolare per la presenza di quegli piccoli gnomi da giardino che mi salutano ogni volta che mi affaccio al balcone. Ogni tanto li vedo trafficare con strani oggetti oblunghi da cui esce del fumo, anche se il signor Stylor si è rifiutato di spiegarmi cosa siano. In ogni caso volevo servirmi anche del tuo saggio consiglio per sottoporti delle questioni che tu, col tuo sapiente giudizio materno, so essere in grado di risolvere. Ho diversi dubbi, forse dovuti alla mia età ancora giovane, caratterizzata da incertezze. Ad esempio, devi sapere, che qualche giorno fa mi stavo recando all’esterno della casa a gettare dell’immondizia, quando un giovine mi ha fermato dicendomi “hai d’accendere?”. Ti confesso che il mio imbarazzo fu tanto, soprattutto quando, troppo presa dall’emozione, in risposta, gli regalai un sacchetto dell’umido. Certo, non si può dire che la mia reputazione nel quartiere ora sia molto buona. In ogni caso, presa dallo sconforto per questo accadimento, tornai a casa in lacrime, senza capire cosa fosse veramente successo. Quando il signor Stylor, incuriosito ed intenerito dalle mie lacrime, mi chiese il motivo di tale pianto, mentii dicendogli che un individuo tarchiato e barbuto mi aveva invitato fuori a prendere un drink. La mattina dopo, alle 6, 13 gnomi furono fucilati nel cortile sul retro. Dunque volevo chiederti madre se, secondo te, dovrei sentirmi in colpa o chiamata in causa per la morte di quei poveri innocenti, o se tutto sia dovuto alla reazione impulsiva del signor Stylor. Dimenticavo un particolare, che forse tu non avresti tralasciato, conoscendoti. Quando il padrone Stylor mi chiese chi fosse di quei  45 gnomi il colpevole di tale misfatto, io, con l’intenzione di non voler ledere l’onore né del signor Stylor, né di quei piccoli ometti ne scelsi uno, e andai avanti a scegliere finché al tredicesimo non pensai che potesse bastare a mettere finalmente in pace quelle povere anime turbate. Questo per ora è tutto, madre mia. Attendo presto una tua risposta.
Pamella

Le lettere di Pamella - Introduzione

Riportiamo qui uno dei primi romanzi epistolari mai scritti nella storia. L’autrice è una certa Cindy Jefferson, che è nata e ha vissuto nel borgo inglese di Jackclough nel XVIII secolo.
A 7 anni fu portata in una casa di ricchi proprietari terrieri, i Tayloridge, in cui occupò la mansione di serva. Fu in questi anni che scrisse la sua opera più importante: Le lettere di Pamella la bella, romanzo epistolare a tratti autobiografico. Questo libro rispecchia perfettamente l’indole mentale disturbata della scrittrice e la sua caratteristica maggiore che le ha fatto acquisire il titolo di “scrittrice del dubbio”, ovvero il dubbio. Un dubbio iperbolico, che tende ad esaurire sia chi riceve la lettera, sia il lettore stesso, sia un qualsiasi geologo.
Vista la sua sedentarietà durante tutta la sua vita, non possiamo parlare di grandi influenze esterne, oltre a quella offertagli dalla sua vita quotidiana. Proprio questa quotidianità l’ha portata ad una visione della vita basata su decisi, ma ai nostri occhi instabili, pregiudizi. Dai suoi scritti ne traiamo numerosi esempi. Scrive in un saggio, mentre osserva la madre tagliare le zucchine: “noi inglesi, come così molto sicuramente in tutto il mondo, siamo soliti tagliare le zucchine con la mano destra e poi pulire il coltello sul nostro grembiule. Allo stesso modo ovviamente tutti hanno una gallina custodita in una gabbietta in cucina, e si dilettano nel tempo libero a stuzzicarla con asce per spaccare la legna. Allora ci poniamo tutti questa domanda: sarà forse il nostro stuzzicarla troppo alacremente che porta  la gallina a non reagire più al mondo esterno, limitandosi ad emanare un caratteristico liquido purpureo dal collo?”.

venerdì 5 novembre 2010

I nostri sponsor - Anassimandro Stura Apeiron

Nisia, oratore giuridico - Contro Dongiovannikòs

Se non mi avessero accusato, probabilmente non mi troverei qui. O giudici, di omicidio premeditato mi hanno accusato, ma non capisco per quale motivo, poiché sono anni che ormai ho abbandonato l’attività meditativa. Infatti quando mai mi avete trovato a meditare sulle mie azioni negli ultimi anni? Dunque se io non medito, come è possibile che io stesso premediti? In ogni caso non capisco da che pulpito la famiglia di quello lì possa accusarmi visto che sono povero, disoccupato, e non possiedo neanche un disco dei Beatles. E per di più ho quattro giraffe da sfamare. Anzi! Tre sono ora! Perché una l’ho dovuta disossare qualche giorno fa, in quanto mia madre mi aveva chiesto un nuovo set di posate. Ma cosa significa questo, signori giudici? Beh, non lo so nemmeno io! Arrivederci!

In questo passo pare che l’accusato se ne stesse andando in tutta calma dal tribunale, convinto di aver già vinto la causa, ma fu fermato dalle guardie e riportato al suo posto. Ancor oggi gli studiosi si interrogano se questo gesto rappresentasse un espediente retorico innovativo e nascondesse qualche significato particolare, o se semplicemente l’imputato fosse un emerito imbecille.

Eccomi, giudici. Poiché mi avete richiamato indietro vi racconterò come sono andati i fatti. Una mattina stavo tornando dai campi, dove mi ero divertito col mio amico Georgòs a vedere chi sputava più lontano, quando udii degli strani rumori venire da casa mia. Una volta entrato vidi l’ancella che, stupita del mio arrivo, si pose subito davanti alla porta della camera da letto. Quando le chiesi la fonte di quei rumori mi rispose che era il tapiro da guardia che cacciava i topi. Tranquillizzato, mi misi a letto. Dopo essermi svegliato, mi resi conto che non avevo mai avuto un tapiro da guardia, e, oltretutto, non sapevo cosa fosse un tapiro. Essendo sprovvisto di un vocabolario cercai la soluzione ad un altro interrogativo. Ora che ci pensavo mia moglie da poco aveva avuto un figlio, anche se era da più di dieci mesi che non avevamo rapporti sessuali, perché diceva che i rumori notturni del tapiro la mettevano a disagio.
Due giorni dopo tornai in anticipo dai campi, tutto contento per aver fatto un nuovo record di sputo. Erano anni che non battevo Georgòs! Quindi spalancai la porta e trovai questi due a letto insieme. Il nostro dialogo fu il seguente.

BABBIDE  Cosa state facendo voi due?
DONGIOVANNIKÒS  Stiamo… giocando a chi sputa più lontano!
BABBIDE  Moglie! Mi avevi detto che oggi dovevi finire di sbucciare le banane in cucina! Non che ti incontravi con costui!
DONGIOVANNIKÒS  Non preoccuparti, Babbide. Non c’è niente di strano in tutto questo.
BABBIDE   Zitto tu!
DONGIOVANNIKÒS  Forse possiamo trattare… non uccidermi, te ne prego
BABBIDE [gli lega le mani dietro la schiena ed estrae un femore di giraffa da sotto il letto] Ora ti farò due domande molto semplici. Se risponderai correttamente solo ad una di queste, avrai salva la vita.
DONGIOVANNIKÒS  D’accordo.
BABBIDE  Qual è la capitale della Birmania?
DONGIOVANNIKÒS Non la so. La prossima domanda?
BABBIDE  Cos’è un tapiro?
DONGIOVANNIKÒS Ehm… si può usare il dizionario?

E a quella domanda lo finii, o giudici. Non è forse legittimo?

I giudici a questa domanda risposero: “no”, e Babbide fu gettato in pasto ai pesci rossi.

ApaX